Il termine “coppia” deriva dal latino “copula”, e significa congiunzione, legame, insieme. Nella lingua italiana con la parola “coppia” ci si riferisce a «due persone, due animali, due cose della medesima specie, unite o considerate insieme (…) In particolare, due persone legate da un rapporto amoroso o dal vincolo coniugale (…) (Treccani, 2015).
Da un punto di vista più strettamente psicologico, la coppia non può definirsi come una semplice somma di due individui: essa è, al contrario, una dimensione altra, caratterizzata da un buon grado complessità, in cui convergono numerosi elementi, tra cui caratteristiche e differenze individuali, diversi modi di categorizzare la realtà e di approcciarsi all’altro e al mondo. In questo senso, Cancrini e collaboratori (1986) utilizzano una metafora che ci aiuta a comprendere meglio ciò che si intende per “coppia”: gli autori sostengono che «Il sistema coppia è un animale a quattro zampe. Le quattro zampe sono: lui, lei, il modello di coppia che ha lui e le sue aspettative, il modello e le aspettative di lei. L’organizzazione di questi quattro elementi costituisce una coppia. Come un aereo, che è fatto di una carlinga, un carrello di atterraggio, un motore, delle eliche, delle ali, etc.: nessuna di queste parti è in grado di volare, ma tutte insieme, organizzate in un certo modo hanno questa qualità. La coppia è diversa dalla somma delle caratteristiche dei singoli che la compongono” (pag. 23)
“Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione” (Bauman, 2003)
La comunicazione è un elemento determinante nel buon funzionamento di una coppia. Le capacità comunicative sono legate alla soddisfazione della relazione, ma anche allo sviluppo e al mantenimento dei conflitti (Noller & Feeney, 1998): se queste risultano disfunzionali tenderanno a innescare, mantenere e intensificare i conflitti (Mayer, 2000).
Harary e Batell (1981), sostengono che la comunicazione conflittuale è una situazione in cui la comunicazione reciproca non può essere completamente realizzata, poiché il messaggio subisce alcune alterazioni durante il processo di trasferimento da un individuo all’altro. In queste comunicazioni i malintesi, l’arrabbiarsi con l’altra persona senza ascoltarla e l’insistere sul proprio punto di vista sono le caratteristiche fondamentali. Se i problemi di comunicazione sono molti, la capacità della coppia di risolvere i problemi diminuisce drasticamente, portando ripercussioni negative sulla soddisfazione della relazione (Bradbury et al., 1998; Kiecolt-Glaser & Newton, 2001).
Quali sono, dunque, le modalità comunicative disfunzionali, i veleni, che rischiano di mettere a repentaglio il benessere nella relazione e il futuro della coppia? Eccone alcune.
- ACCUSARE: “È TUTTA COLPA TUA!”
Accusare innesca una reazione negativa nel partner che, nel tentativo di difendersi, risponderà a sua volta accusando. Il risultato sarà lo scatenarsi di una serie di accuse reciproche, che portano inevitabilmente al fallimento della comunicazione. Il gioco di accuse reciproche, infatti, porta i partner a non riflettere sull’attendibilità di un’affermazione e soprattutto ad allontanarsi dallo scopo della comunicazione: ricordiamo che discutere con il proprio partner, se fatto in modo adeguato, può essere funzionale al confronto e alla soluzione di eventuali criticità che la coppia può incontrare nel proprio cammino e nella sua evoluzione. L’accusa porta sovente all’offesa e alla colpevolizzazione, annullando gli eventuali effetti benefici della discussione.
- MINACCIARE: “SE FAI QUESTO…TI LASCIO!”
Questa forma di comunicazione ha come conseguenza quella di trasformare i partner in nemici. Intimidire il proprio partner è segno di impotenza: quando non riusciamo a comunicare all’altro i nostri pensieri, punti di vista, emozioni etc. in un modo adeguato, o quando non ci sentiamo compresi, si scatena in noi una reazione di frustrazione che ci fa sentire inermi. Questo ci induce ad applicare la “legge del più forte” attraverso la minaccia: tuttavia, mettere alle strette il proprio partner rischia di provocare in lui/lei comportamenti di ribellione (es. fare qualcosa di nascosto), e può avere come effetto anche il suo allontanamento.
- RINFACCIARE: “HO FATTO TANTO PER TE, E QUESTO È IL RINGRAZIAMENTO!”
Il rinfacciare si basa sul vittimismo. La persona accusa il partner di averla fatta soffrire a causa dei suoi comportamenti e utilizza questa sofferenza per portarlo a modificare gli atteggiamenti che l’hanno causata (Nardone, 2005): tuttavia, questa strategia comunicativa ha come effetto quello di indisporre il partner, portando così a un aggravamento della situazione. Nella coppia dove uno dei partner utilizza la strategia fallimentare del rinfacciare si stabilisce nel tempo uno stile comunicativo patogeno in cui chi viene colpevolizzato tende a contrattaccare aggredendo o rifiutando l’altro che lo metto nella posizione dell’aguzzino, e quest’ultimo si sentirà e si comporterà ancora più da “vittima” dell’altro, elemento che innescherà a sua volta una reazione ancor più aggressiva dell’altro partner, proprio come in un circolo vizioso.
- PUNTUALIZZARE: OVVERO “METTERE I PUNTINI SULLE I”
Puntualizzare ogni aspetto della vita di coppia è una strategia finalizzata a programmare e tenere sotto controllo la relazione con il partner: questa forma comunicativa analizza e spiega e, se da un lato porta ad evitare incomprensioni e malintesi, dall’altro risulta ridondante e fastidiosa. Inoltre, esaminare e discutere a livello razionale di una dimensione (quella relazionale) che si basa principalmente su sensazioni ed emozioni, rischia di privare la coppia di elementi importanti come il coinvolgimento, impoverendo così lo scambio emotivo ed affettivo (Nardone, 2005).
Il partner che ama puntualizzare rischia di essere percepito come irritante e può scatenare nell’altro la voglia di trasgredire le regole della relazione.
Quali sono, invece, gli antidoti comunicativi che possono salvare e far progredire una relazione?
- Utilizzare il “messaggio IO”: il messaggio IO si compone di tre parti.
- Io mi sento: consente di descrivere quello che la persona prova quando accade uno specifico episodio o si verifica una tale situazione. Quello che la persona prova è un proprio vissuto basata su un’esperienza soggettiva.
- Quando tu: permette alla persona di descrivere il comportamento specifico che genera sofferenza o disagio, riferendosi solo ad esclusivamente ad un determinato comportamento di quella persona
- Perché: lascia la possibilità di descrivere il nesso causale tra il comportamento e le conseguenze che crea nella persona. L’obiettivo è far comprendere all’altro il risultato di una loro specifica azione.
Un esempio di messaggio IO può essere: “Io mi sento molto turbato/a quando ti rivolgi a me con un tono accusatorio, perché mi fai sentire in difetto”. In questo modo, si comunica al partner il proprio punto di vista senza rischiare di accusarlo o colpevolizzarlo.
- Domandare piuttosto che affermare, ossia imparare a costruire delle domande con più alternative di risposta, capaci di creare un clima di confronto, collaborazione e sintonia (Nardone, 2005);
- Utilizzare un linguaggio evocativo, per generare emozioni e sensazioni intense nel nostro partner (ibidem) e far sì che comprenda la nostra posizione non esclusivamente da un punto di vista logico-razionale.
Bibliografia
Bauman, Z. (2003). Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi. Laterza.
Bradbury, T. N., Cohan, C. N., & Karney, B. R. (1998). Optimizing the research for understanding and preventing marital dysfunction. In T. N. Bradbury (Ed.), The developmental course of marital dysfunction (pp. 279–311). Cambridge, UK: Cambridge University Press.
Cancrini, M.G., Harrison, L. (1986). Potere in amore: per una psicoterapia dei problemi di coppia. Roma: Editori riuniti.
Harary, F., & Batell, M. F. (1981). Communication conflict. Human Relations, 34, 633–641
Kiecolt-Glaser, J. K., Glaser, R., Cacioppo, J. T., MacCallum, R. C., Snydersmith, M., Kim, C., & Malarkey, W. B. (1997). Marital conflict in older adults: Endocrinological and immunological correlates. Psychosomatic Medicine, 59(4), 339–349. https://doi.org/10.1097/00006842-199707000-00001.
Nardone, G. (2005). Correggimi se sbaglio. Strategie di comunicazione per appianare i conflitti nelle relazioni di coppia. Ponte alle Grazie.
Noller, P., Feeney, J. A. (1998). Communication in early marriage: Responses to conflict, non- verbal accuracy, and conversational patterns. In T. N. Bradbury (Ed.), The developmental course of marital dysfunction (pp. 11–43). Cambridge, UK;