Il ghosting come forma di incompetenza comunicativa e immaturità relazionale

Avevate iniziato a frequentarvi. Magari eravate già in una vera e propria relazione amorosa. Sembrava esserci interesse reciproco, tutto filava liscio. Ad un certo punto lui o lei smette di rispondere alle vostre telefonate, ai vostri messaggi, vi blocca su WhatsApp e su tutti gli altri social network. O ancor peggio, smette di farsi sentire ma continua a “monitorare” la vostra vita osservandovi attraverso le storie Instagram. Ci sono e non ci sono, spariscono come fantasmi ma restano comunque nell’ombra.

Quanti di voi riconoscono la propria esperienza in queste poche righe? A molti è capitato, almeno una volta nella vita, di essere “ghostati”. Ma cosa significa il termine ghosting e a cosa fa riferimento?

Preso in prestito dall’inglese (to) ghost, ovvero ‘muoversi di soppiatto, come un fantasma’, l’Accademia della Crusca definisce il ghosting come il “comportamento di chi decide di interrompere bruscamente e senza spiegazioni una relazione (per lo più sentimentale, ma anche di amicizia o lavorativa) e di scomparire dalla vita della persona con cui si intratteneva tale relazione, rendendosi irreperibile”. Questo modo di agire identifica, quindi, l’interruzione unilaterale dei contatti con il partner e l’ignorare i suoi tentativi di contattarlo, strategia comunemente attuata attraverso uno o più mezzi di comunicazione social (Freedman et al., 2019; LeFebvre et al., 2019).

Il ghosting avviene spesso attraverso l’interruzione della comunicazione mediata dalla tecnologia (es. non mandando più messaggi, bloccando sui social media etc). Questo perché, attraverso la comunicazione online, le persone possono facilmente respingere i partner cancellando il loro account, bloccandoli o semplicemente non rispondendo: questa semplicità e velocità di rifiuto rende la pratica del ghosting più prominente nelle comunicazioni sui social media (Freedman et al., 2019).

La letteratura scientifica sul ghosting è ancora piuttosto scarna, ma alcuni studi hanno rilevato che il ghosting può verificarsi in tutti i momenti della relazione: durante la conoscenza di una persona, subito dopo il primo contatto, ma anche dopo alcuni mesi o anni di frequentazione (Engle, 2019). Nonostante questa chiusura relazionale sia spesso percepita come una strategia inaccettabile, un’ampia percentuale di individui ha affermato di aver sperimentato il ghosting in una relazione amorosa (Freedman et al., 2019; LeFebvre et al., 2019).

Cosa spinge le persone a sparire nel nulla?

Da alcuni studi in merito all’argomento (cfr. LeFebvre et al., 2019; Freedman et al., 2019; Timmermans et al., 2020) è emerso che gli individui ritengono che ci sia una varietà di motivazioni per il ghosting. In primo luogo, può essere una strategia di chiusura favorevole per alcuni, in quanto sembra che i ghoster (i fantasmi) sperimentino meno angoscia rispetto agli individui che si impegnano in strategie di chiusura relazionale più dirette (Koessler et al., 2019a). La pratica del ghosting sembrerebbe alleviare immediatamente il disagio emotivo sperimentato da chi vorrebbe chiudere la relazione (Rhoades et al., 2011).

In una ricerca qualitativa, Thomas & Dubar (2021) riscontrano come tra le motivazioni che spingono le persone a scomparire ci siano anche il poco interesse nei confronti dell’altro – che si manifesta soprattutto nei momenti della vita in cui un adulto sperimenta sentimenti di instabilità emotiva ed è fortemente concentrato su sé stesso – e la scarsa capacità a comunicare i propri sentimenti, che le portano così ad evitare il confronto diretto, il tutto sostenuto dalla convinzione che la situazione si risolverà da sola. In questo secondo caso, è possibile dunque classificare il ghosting come una vera e propria incompetenza comunicativa, che non consente l’adeguata espressione di stati d’animo e bisogni, e che si riflette inevitabilmente in un’immaturità relazionale.

Gli stessi autori, mettono in luce come alla base della scelta di sparire nel nulla, potrebbero inoltre esserci emozioni confuse, e interromperebbero drasticamente la relazione per paura di urtare i sentimenti dell’altro. I “fantasmi” cercano in modo non adattivo di non deludere le aspettative degli altri o le aspettative che loro stessi hanno costruito sul proprio modo di agire: per questo motivo, optano per sottrarsi al confronto, evitando il momento in cui dovranno dare spiegazioni della propria scelta.

Ghosting e stile di attaccamento

L’evitamento del confronto e dell’eventuale conflitto che ne scaturirebbe (con maggiore o minore coinvolgimento emotivo) potrebbe essere connesso anche con lo stile di attaccamento della persona che agisce il ghosting. La teoria dell’attaccamento (Bowlby, 1969) afferma che già le prime interazioni tra i caregiver (es. la madre) e i loro bambini plasmano un modello di relazione che darà forma alle future relazioni: semplificando, possiamo affermare che l’attaccamento madre-bambino può essere sicuro, in cui il bambino prova un senso di conforto e di sostegno da parte dell’ambiente, o insicuro, in cui il bambino non prova una sensazione di sicurezza psicologica e di protezione. Questo modello di relazione sarà interiorizzato per formare un “modello operativo interno“, che sarà riproposto nelle relazioni intime attuali e future: le persone che in passato hanno avuto uno stile di attaccamento insicuro o evitante con le principali figure di cura potrebbero sperimentare notevoli difficoltà ad entrare in una relazione intima con il partner, e potrebbero provare altrettanto disagio nel chiudere la relazione (Binnie et al. 2009), optando così per la sparizione immediata. A questo proposito, Weisskirch & Delevi (2012) hanno rilevato come gli individui con vivono maggiori esperienze di evitamento sono quelli più propensi a usare la tecnologia per chiudere le relazioni.

Le conseguenze psicologiche del ghosting

Chi subisce il ghosting si troverà ad affrontare tante, tantissime domande e dubbi che molto probabilmente non avranno mai risposta. “Sarà stata colpa mia?”, “Avrò fatto qualcosa di sbagliato? Qualcosa che può averlo/a ferito/a?”, “C’è qualcosa che non va in me?”, questi sono solo alcuni degli interrogativi che affollano la mente delle persone “ghostate”. La conseguenza diretta potrebbe essere un sentimento persistente di dubbio e di sfiducia verso sé stessi e il proprio valore, accompagnati spesso da senso di colpa. Il ghosting è stato, inoltre, associato a un adattamento psicologico negativo, caratterizzato da dolore e disagio emotivo (LeFebvre et al. 2019). Il dolore emotivo potrebbe riflettersi anche nel dolore fisico: il rischio è quello di sviluppare manifestazioni psicosomatiche a livello dello stomaco o attraverso frequenti mal di testa.

L’attesa costante è un’altra condizione potenzialmente stressante per chi subisce ghosting: “magari si farà risentire”, “forse ha solo bisogno di chiarirsi le idee, magari torna”, “posso aspettarlo”. A lungo andare l’attesa si trasformerà in una forma di ansia più strutturata, con ripercussioni sul benessere fisico ed emotivo.

Dai risultati di alcuni studi (cfr. Le et al., 2010; Thomas & Dubar, 2021) emerge, inoltre, i sentimenti interiorizzati di svalutazione porterebbero conseguenze a lungo termine per il funzionamento interpersonale degli individui che subiscono ghosting: questi potrebbero sviluppare sentimenti di vulnerabilità e di scarsa fiducia nelle relazioni future, che potrebbero a loro volta agire come predittori del fallimento della relazione stessa.

Cosa fare se si viene “ghostati”?

  1. Tutelarsi. Attuare la strategia del no-contact. Sembra banale, ma potrebbe rivelarsi la cosa più difficile da fare: spinti dalla necessità di avere risposte e chiarimenti, potremmo cadere nella tentazione di ricontattare il “fantasma”. Nonostante pretendere delle spiegazioni sia in questo caso legittimo, il rischio (grosso) è quello di continuare ad alimentare le speranze di una risposta che – nella maggior parte dei casi – continuerà a non arrivare, aumentando così le nostre reazioni di frustrazione e dolore.
  2. Rivolgersi a un professionista quando ci rendiamo conto che non riusciamo a spezzare la catena del dubbio, che a lungo andare può strutturarsi in pensieri ossessivi circa le motivazioni che hanno portato l’altro a chiudere la relazione in modo brusco e “vigliacco”. Il lavoro terapeutico, inoltre, andrà a risanare le ferite arrecate alla propria autostima e rinforzerà la fiducia nelle nostre caratteristiche e competenze emotive e relazionali.

Bibliografia

Freedman, G., Powell, D. N., Le, B., & Williams, K. D. (2019). Ghosting and destiny: Implicit theories of relationships predict beliefs about ghosting. Journal of Social and Personal Relationships, 36(3), 905–924. https://doi.org/10.1177/0265407517748791

LeFebvre, L. E., Allen, M., Rasner, R. D., Garstad, S., Wilms, A., & Parrish, C. (2019). Ghosting in Emerging Adults’ Romantic Relationships: The Digital Dissolution Disappearance Strategy. Imagination, Cognition and Personality, 39(2), 125–150. https://doi.org/10.1177/0276236618820519.

Thomas, J. O., & Dubar, R. T. (2021). Disappearing in the age of hypervisibility: Definition, context, and perceived psychological consequences of social media ghosting. Psychology of Popular Media, 10(3), 291–302. https://doi.org/10.1037/ppm0000343

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