I Tic nervosi nei bambini: indicazioni per i genitori

I tic sono movimenti improvvisi, rapidi e ricorrenti che provocano scatti o suoni improvvisi e sono difficili da controllare per i bambini (Lambruschi, 2014). Queste manifestazioni possono essere abbastanza comuni nell’età infantile e solitamente compaiono intorno ai 4/5 anni di età: benché nella maggior parte dei casi non siano gravi e migliorino con il tempo, possono provocare frustrazione e interferire con le normali attività quotidiane.

I tic nervosi possono essere motori – quando si manifestano attraverso brevi movimenti o sequenze di gesti stereotipati del corpo – e fonici, nel caso in cui i tic avvengano con suoni come sibili, schiarimenti della gola, ripetizione di suoni o parole e così via.

Esempi di tic possono essere:

  • sbattere le palpebre, arricciare il naso o fare smorfie;
  • scuotere o battere la testa,
  • schioccare le dita;
  • tossire, grugnire o annusare;
  • ripetere un suono o una frase.

Possono essere classificati anche come semplici o complessi: i primi iniziano prevalentemente durante l’infanzia, sono solitamente costituiti da brevi movimenti del volto, degli occhi, degli arti e dalla produzione di suoni, tendono a manifestarsi rapidamente e potrebbero essere lievemente notati o poco visibili; i secondi si manifestano, invece, attraverso una vera e propria sequenzialità di movimenti.

Quando compaiono?

I tic possono verificarsi in modo casuale e possono essere associati a situazioni in cui il bambino può sperimentare stress, ansia, stanchezza, eccitazione o felicità: per esempio, la nascita di un fratellino o di una sorellina rappresenta un avvenimento in seguito al quale i bambini possono sviluppare queste manifestazioni. L’arrivo di un bebè comporta alcuni cambiamenti all’interno di una famiglia e può essere vissuto dal primogenito come un evento critico: il bambino può, per esempio, notare una maggiore attenzione degli adulti sul nuovo nato, vede molte persone in casa (magari anche sconosciute) che vengono a fargli visita, così come può vivere cambiamenti nei nei ritmi familiari e nell’attenzione che i genitori gli dedicano. Tutto questo potrebbe provocare in lui una notevole quantità di ansia e stress, ma anche la paura di non essere più considerato come prima dagli adulti di riferimento e può accadere che sviluppi alcuni tic.

Cosa possono fare i genitori?

Alla comparsa di questi ultimi, spesso i genitori si preoccupano molto e tentano di capire come interromperli il prima possibile, chiedendo al bambino di controllarli e talvolta rimproverandolo: ricordiamo che i tic sono movimenti involontari; quindi, chiedere al proprio figlio di esercitare un controllo sulla loro manifestazione rischia di essere allo stesso tempo non utile e addirittura controproducente, sortendo l’effetto contrario. Di fronte a una tale richiesta o a un rimprovero, il bambino potrebbe provare una forte vergogna, intensificando così il suo stato d’ansia e acutizzando conseguentemente il problema.

Alcune indicazioni e strategie più funzionali possono essere (cfr. Menghini & Tomasetti, 2019):

  • Ignorare i tic nervosi, affrontando il problema solo se è il bambino a volerne parlare; mai rimproverare o prendere in giro il bambino per i suoi tic!
  • Capire se ci sono situazioni e/o condizioni particolari a seguito delle quali i tic possono comparire con maggiore frequenza, ed eventuali comportamenti che possono esasperarli o attenuarli.
  • Aiutare il proprio figlio a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni: questo favorirà lo sviluppo di strategie funzionali nel bambino stesso, che sarà progressivamente più abile nell’autoregolazione dei propri stati emotivi;
  • Nel caso in cui i tic compaiano dopo la nascita di un fratellino o sorellina, pianificare dei momenti esclusivi tra il genitore e il primogenito (es. una passeggiata da soli, la condivisione di un momento di gioco, etc.).

In conclusione, è importante ricordare che la psicoeducazione con i genitori è uno tra gli strumenti più efficaci per affrontare e risolvere la problematica presentata dal figlio, ragion per cui il rivolgersi ad un esperto potrebbe in ogni caso rappresentare un buon punto di partenza verso la soluzione.

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