L’Arteterapia come strumento di regolazione emotiva nell’autismo

L’arte è da sempre considerata un efficace canale di comunicazione e manifestazione delle proprie emozioni: attraverso l’uso di canali espressivi non esclusivamente verbali, essa si rivela un mezzo alternativo e particolarmente potente per esprimere sé stessi, i propri stati d’animo e, più in generale, il proprio mondo interiore. Per questa loro importante peculiarità, le diverse forme artistiche sono spesso utilizzate come strumenti terapeutici in molteplici contesti applicativi, che vanno dalla riabilitazione vera e propria al miglioramento generale della qualità di vita di una persona.

In letteratura, è stato dimostrato che nel momento in cui un individuo si impegna in un’attività creativa, riceve una serie di stimolazioni a livello fisico, intellettivo ed emozionale in grado di innescare mutamenti organici e psichici i quali, a loro volta, favoriscono processi positivi di cambiamento.

L’uso terapeutico dell’arte, più comunemente definito con il termine Arteterapia, vede nell’espressione artistica uno strumento principe di promozione del benessere fisico, emotivo e psicologico di un individuo. L’Arteterapia coinvolge la persona nella sua totalità mente-corpo, in quanto all’impegno cognitivo si affianca quello percettivo e sensoriale, nonché motorio, e si rivela particolarmente utile nel trattamento di quei disturbi, come l’autismo, che compromettono in modo massiccio il linguaggio verbale e l’interazione sociale.

“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”

(P. Klee)

Disturbi dello Spettro Autistico: una definizione

I Disturbi dello Spettro Autistico possono definirsi come patologie del neurosviluppo e comprendono una serie di alterazioni che compaiono nei primi due anni di vita del bambino e che coinvolgono diverse aree di funzionamento, tra cui le più compromesse risultano essere quella linguistico-espressiva e l’area affettivo-relazionale. Tali disturbi implicano un diverso modo di percepire la realtà che condiziona e altera in particolare il comportamento sociale e le abilità comunicative della persona con il mondo esterno: nei soggetti autistici, pertanto, si riscontrano frequentemente atteggiamenti di chiusura ed evitamento del contatto, isolamento affettivo, interessi ristretti e stereotipati.

Questo potrebbe indurci a cadere nel luogo comune che vede gli autistici come persone prive di emozioni: in realtà, essi possiedono una forte sensibilità per il mondo emotivo, ma la difficoltà principale consiste nel manifestarlo e soprattutto nel riuscire a contenerlo in modo adeguato. Sovente sono presenti espressioni emotive incongruenti che possono sembrare esagerate in alcune situazioni, o comunque inappropriate al contesto, ma che sono spesso il risultato di una iper-reattività agi stimoli sensoriali.

Spettro Autistico e arteterapia

L’Arteterapia si pone come possibile mezzo di regolazione emozionale per le persone con DSA: dipingere, danzare o esprimersi attraverso la musica implica il ricorso al linguaggio dei simboli, che stimola la comunicazione bloccata dai processi di autismo e contribuisce a migliorare le capacità di gestione dei problemi sensoriali, nonché porta ad un incremento dell’immaginazione e del riconoscimento emotivo.

Arteterapia e regolazione sensoriale

La disfunzione dell’integrazione sensoriale è una caratteristica centrale dei Disturbi dello Spettro Autistico e si riferisce alla risposta atipica di un individuo agli stimoli esterni percepiti attraverso i sensi dell’olfatto, del gusto, della vista, dell’udito, della cinestesia, del vestibolo o della propriocezione (Marco, Hinkley, Hill, & Nagarajan, 2011).

Essa può influire negativamente sul comportamento e sull’apprendimento dei bambini che ne sono affetti (Tomchek & Dunn, 2007). Una persona con disfunzione sensoriale può essere ipo o ipersensibile agli stimoli: in caso di ipersensibilità tattile si può provare dolore estremo al minimo tocco, mentre un individuo iposensibile potrebbe cercare una stimolazione tattile estrema.

In questo senso, loa varietà di colori, odori e texture dei materiali artistici ha una capacità intrinseca di inibire o indurre risposte emotive e sensoriali (Hinz, 2016). Le caratteristiche dei materiali artistici e le tecniche di applicazione possono coinvolgere i movimenti di tutto il corpo, stimolando così anche diverse regioni somatosensoriali ed emotive del cervello e producendo così reazioni psico-somatiche in grado di regolare i comportamenti (Hass-Cohen & Findlay, 2015).

Arteterapia come facilitatrice della comunicazione con le figure di attaccamento

La relazione e l’interazione con le figure di attaccamento rappresentano i mezzi attraverso cui i bambini apprendono a conoscere se stessi e l’ambiente circostante (Bowlby, 1973). Un sano sviluppo fisico, psicologico ed emotivo dipende molto dalla relazione con il caregiver: la qualità dell’attaccamento è garantita da specifici comportamenti sincroni, come la comunicazione reciproca, la sintonia, lo sguardo, i gesti e le vocalizzazioni (Schore, 2003; Snyder, Shapiro, & Treleaven, 2012).

Molti di questi comportamenti potrebbero, tuttavia, essere difficili per i bambini con autismo: essi devono spesso affrontare sfide nella comunicazione verbale e non verbale, nelle abilità sociali che comprendono la comprensione delle emozioni e delle motivazioni altrui, nella lettura dei segnali gestuali e nel mantenimento dell’attenzione congiunta (Greenspan, 2002).

L’arteterapia può alleviare la frustrazione provata aiutando il bambino con autismo a esprimere le emozioni e a comunicare con gli altri attraverso la rappresentazione: inoltre, l’arteterapeuta può emulare una base sicura per il bambino con autismo attuando comportamenti di attaccamento come il rispondere ai gesti o alle vocalizzazioni del bambino, il prestare attenzione al ritmo e al linguaggio del corpo, sintonizzanosi con esso (Evans & Dubowski, 2001) o rispecchiando i suoi sentimenti (Gallese, 2009).

 

Il linguaggio dell’arte è un linguaggio semplice, universale, e permette alla persona di sentirsi maggiormente a proprio agio nelle espressioni corporee, facilitando allo stesso tempo l’accesso e l’espressione delle proprie emozioni. Come osserva Stefano Ferrari, il linguaggio figurativo, diversamente da quello verbale, tocca ‘quei tassi di emozionalità grezza che agiscono dentro di noi in modo patogeno ma di cui non abbiamo conoscenza’: ed è proprio attraverso lo spostamento verso l’esterno dell’emozionalità grezza, assai preminente nei soggetti autistici, che l’espressione artistica riesce a canalizzare il groviglio di emozioni profonde e caotiche, conferendo loro un senso più comprensibile e accettabile dalla persona.

 

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