L’espressione “piangere di gioia” fa riferimento ad una specifica manifestazione emotiva che si presenta quando le persone sperimentano una felicità talmente enorme e incontenibile da scatenare una reazione di pianto. Si pensi alle lacrime versate dal tennista Andy Murray, quando il 7 luglio 2013 vinse il torneo di Wimbledon, oppure a quelle della cantante Lady Gaga dopo essere riuscita a conquistare ben due nomination agli Oscar nel 2019.
Ma qual è la funzione del pianto di gioia? I principali studi presenti in letteratura (cfr. Aragón et al. 2015, Aragón, 2017, Aragón & Clark 2017) lo considerano come un’espressione emotiva dimorfa: la forte emozione provata (gioia) viene manifestata attraverso una modalità espressiva (pianto) che rimanda a uno stato emotivo diverso, o addirittura opposto (tristezza, dolore). Gli autori ipotizzano che il pianto di gioia abbia la funzione di regolare la forte emozione provata in un determinato momento: ovvero, quando le persone si sentono “sopraffatte” dalla gioia- così intensa da essere percepita come ingestibile – potrebbero rispondere attraverso l’espressione di un’emozione che ha valenza opposta a quella vissuta, al fine di regolarne l’eccesso ed evitare così di “perdere la testa” dalla felicità. Gli studiosi Aragón & Clark (2017) avanzano l’ipotesi, inoltre, che le lacrime di gioia funzionino anche come modello di regolazione emotiva interpersonale: attraverso alcuni studi sperimentali, le autrici hanno rilevato che, di fronte alla gioia espressa in modo dimorfo da altri significativi, le persone tendono a fornire risposte che abbassino l’intensità dell’emozione, cercando così di portarla a un livello percepito come più gestibile.
Il recente studio “Tears of Joy as an Emotional Expression of the Meaning of Life”, che ho pubblicato insieme ai colleghi Bernardo Paoli ed Eugenio De Gregorio (2022), amplia i risultati trovati dalle precedenti ricerche, dimostrando come le lacrime di gioia si verifichino in tutte quelle circostanze della vita che risultano più significative rispetto ad altre esperienze importanti e che sono più strettamente connesse al senso della vita. La ricerca parte dall’ipotesi che il pianto di gioia non sia esclusivamente un modo diverso di esprimere la gioia, ma che possa invece essere considerato un’esperienza emotiva con delle caratteristiche proprie e una sua funzione adattiva specifica, ovvero segnalare agli individui le esperienze che hanno per loro un maggiore livello di significatività e che conferiscono senso alla loro esistenza. Nello studio sono state realizzate interviste semi-strutturate con partecipanti indiani e giapponesi e i dati emersi dall’analisi quali-quantitativa hanno supportato l’ipotesi di partenza. Nello specifico, è stato rilevato che:
- Gli intervistati che hanno detto di non aver mai pianto di gioia sono anche quelli che hanno maggiormente descritto se stessi in modo “duro” e sicuro di sé;
- Uno dei principali motivi per cui si piange di gioia è il raggiungimento di un traguardo personale; l’esperienza emotiva è del tutto inattesa per chi la sta vivendo: è inatteso l’evento scatenante e inattesa è anche la forza della reazione di gioia vissuta al raggiungimento dell’obiettivo importante di vita;
- Il profilo tipico che è emerso durante le interviste, è quello di un essere umano che piange di gioia alcune volte, e che lo fa conseguendo un risultato importante per la propria vita, per il quale non era certo che sarebbe stato in grado di farcela. È anche una persona che ritiene che la vita abbia senso, e che questo significato corrisponda da una parte con la realizzazione di obiettivi importanti (cfr. Machell et al., 2014; McDonald et al., 2012), e dall’altra nell’avere buone relazioni con gli altri (Lambert et al. 2013) e avere un buon impatto su di loro. Ritiene, infine, che ci sia una connessione forte tra il senso della propria vita e gli episodi in cui ha esperito il pianto di gioia.
I principali motivi per cui le persone piangono di gioia, infine, sembrano avere una stretta connessione con i temi che esse riferiscono quando descrivono il senso della loro vita. La possibile funzione adattiva del pianto di gioia potrebbe essere quella di dirigere le persone verso un maggior livello di benessere, indicando loro i tipi di esperienze che rendono la propria vita piena di significato.
Potete leggere l’articolo originale sulla rivista Frontiers in Psychology, all’indirizzo www.frontiersin.org.