THE END: affrontare e superare strategicamente la fine di un amore

La fine di una storia d’amore rappresenta un evento spesso traumatico per la maggior parte delle persone, e porta con sé sentimenti di dolore molto intenso. A questo proposito, uno studio realizzato presso la Columbia University (Kross et al., 2011) ha messo in luce come il dolore per la fine di una relazione stimoli le stesse aree cerebrali deputate alla percezione del dolore fisico.

Quando l’amore finisce non per decisione nostra ma per volontà del partner, accanto alla profonda sofferenza, sperimentiamo inoltre un forte senso di abbandono e sfiducia: fino a quel momento, il partner svolgeva per noi un’importante funzione di accudimento affettivo (uno tra i bisogni primari dell’essere umano) e, nel momento in cui questa viene a mancare, capita sovente di sentirci smarriti e impauriti.

La “perdita” della persona amata è senz’altro paragonabile a un vero e proprio lutto: sentimenti di incredulità, rabbia, dolore, la necessità di riorganizzare la propria vita senza quella persona sono tutti elementi che caratterizzano la fine di una relazione e che ci conducono, inevitabilmente, verso un cambiamento. Come scriveva Oriana Fallaci, “La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva, ti senti invalido. Mutilato.

È possibile uscire dalla sofferenza per la fine di un amore? È possibile tornare a dare fiducia a qualcun altro? Assolutamente sì, a patto che decidiamo di prenderci la responsabilità del nostro dolore. Assumersi la responsabilità significa prendere quella sofferenza, attraversarla, e piano piano trasformarla, trasformandoci.

Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato
Haruki Murakami

Le emozioni del lutto: tra dolore, paura e rabbia

Come già affermato sopra, la conclusione di una relazione è un evento a forte impatto emotivo e pertanto sconvolge il nostro equilibrio interiore. Il dolore è l’emozione che più accomuna le esperienze traumatiche (Nardone et al. 2021) ed è il sentimento che forse spaventa più di tutti gli altri: esso ci “sbatte” in faccia in modo prepotente tutta la nostra vulnerabilità, mette a repentaglio il nostro equilibrio psico-fisico, tanto da farci provare il bisogno di uscirne il prima possibile. Spesso gli esseri umani provano le strategie più disparate per “scappare” il prima possibile dal dolore, anche se spesso queste ultime si rivelano inefficaci: la fretta non aiuta l’elaborazione della sofferenza e tantomeno del lutto.

Al dolore si accompagnano – in buona parte dei casi – anche altre emozioni, tra cui la paura. La paura è una delle emozioni di base ed è funzionale alla sopravvivenza, ma quando supera la soglia di attivazione fisiologica funzionale rischia di diventare invalidante e quindi disadattiva (Nardone, 2019). Nello specifico caso della fine di una relazione, le paure predominanti riguardano il non riuscire più a stare bene, il non trovare più un partner che possa essere “all’altezza” del precedente, così come l’essere condannati a rimanere soli. La risposta fisiologica della paura è l’ansia: può capitare che nel percorso di elaborazione del lutto si sperimentino anche sintomi tipici di una reazione ansiosa (tachicardia, alterazione del ritmo respiratorio, sensazione di avere la mente offuscata etc).

La rabbia è anch’essa uno stato emotivo abbastanza frequente nelle esperienze traumatiche, soprattutto in quelle che comportano perdite importanti: essa è la risposta emozionale allo stato di frustrazione sperimentato dagli individui ogniqualvolta si trovano a non ottenere (o perdere) ciò che si desidera. Nel caso della fine di una relazione, ciò che si desidera e non si ottiene è rappresentato proprio dalla persona amata. La rabbia, in questo caso, riveste anche un ruolo funzionale e adattivo (se ben gestita, ovviamente): essa fa sì che l’idealizzazione del partner venga sempre meno, e così facendo ci permette di ricollocare la sua figura in una posizione meno centrale e più simmetrica rispetto a noi.

Il modo in cui ci facciamo carico di queste emozioni determina le azioni che mettiamo in atto per affrontare la situazione.

Non tutte le soluzioni sono funzionali!

Nell’affrontare un problema, tendenzialmente le persone fanno affidamento alle esperienze precedenti e alle modalità con cui le hanno affrontate, poiché in passato si sono rivelate efficaci. Tuttavia, se una soluzione si è dimostrata vincente in passato di fronte ad una difficoltà, la stessa strategia può risultare del tutto inadeguata in tempi e contesti differenti. La reiterazione di queste strategie mantiene invariata la situazione problematica, in quanto finisce per alimentarla.

Tra le strategie meno funzionali per affrontare la fine di una storia amorosa troviamo l’evitamento del dolore. Pur di uscire il più in fretta possibile dalla sofferenza, gli individui adottano stili di pensiero e modalità comportamentali che, invece di accelerare il processo di guarigione, lo rallentano terribilmente: sforzarsi di “non pensare” al dolore, oberarsi di attività che ci distraggano, anestetizzarsi facendo uso di farmaci o di droghe, sono tutte soluzioni che possono solo peggiorare la condizione di dolore.

Affrontare il lutto: strategie adattive

Come far fronte in modo adattivo alla dura prova che il dolore ci chiede di superare? Ecco alcune tra le possibili strategie che possono essere realmente di aiuto.

1. Evitare di “evitare il dolore”: la sofferenza va vissuta in pieno, dobbiamo passarci in mezzo se ne vogliamo uscire. Come sostenuto da Nardone (2021) “il dolore si cura col dolore ed è grazie al dolore che la ferita diventa cicatrice” (p. 22). Ogni volta che evitiamo il dolore ci arrivano contemporaneamente due messaggi: uno che ci tranquillizza, perché così facendo si scampa per qualche momento più o meno lungo da quel mostro che è la sofferenza; l’altro – più subdolo – ci dice che non siamo capaci di risolvere la nostra situazione, e per questo abbiamo bisogno di scappare a tutti i costi. A lungo andare, questo secondo messaggio si struttura come una realtà: più evitiamo di affrontare il dolore, più ci sentiamo incapaci a farlo, più adotteremo soluzioni che peggioreranno la situazione e aumenteranno il malessere. È fondamentale, dunque, concedersi momenti dedicati al dolore.

2. Scrivere: buttare su carta i momenti più dolorosi vissuti durante la fine della storia consente di “tirare fuori” in modo adattivo le emozioni provate e, allo stesso tempo, di elaborarle. È fondamentale dedicarsi un momento della giornata in cui scrivere una “lettera del dolore”, che diventerà un vero e proprio contenitore emotivo: quando sentiamo di aver “buttato fuori” tutta la sofferenza e tutti i pensieri ad essa legati, firmiamo la nostra lettera, non rileggiamo (passaggio fondamentale) e chiudiamola in una busta (che elimineremo in qualche modo, magari bruciandola o portandola al nostro terapeuta).

3. Costruire una “galleria” dei momenti più belli della vostra storia: quando siete nel letto, prima di addormentarvi, ritagliatevi qualche minuto per evocare i momenti più significativi ed emozionanti che hanno caratterizzato la relazione. E con queste immagini, allestite una vera e propria “galleria dei ricordi” (Nardone, 2021), che visiterete ogni sera. Questo vi aiuterà a riconoscere l’importanza della vostra storia d’amore e aiuterà a renderla diversa da tutte le altre: al contrario, rinnegare o sminuire gli aspetti positivi che ci sono stati contribuisce a far emergere sentimenti di ostilità, di tensione e di angoscia, tutti elementi che ostacolano il processo di elaborazione.

4. Darsi tempo: può sembrare scontato, ma non lo è affatto. Tuffarsi immediatamente in una nuova relazione spesso è deleterio su più fronti: il rischio è quello di portarsi dietro i “fantasmi” del passato e lasciare che questi determino (spesso in senso negativo) le sorti del nuovo incontro, rovinando una relazione che – a tempo debito – avrebbe potuto rivelarsi invece soddisfacente. A questo va aggiunto, poi, il rischio di ferire l’altro: così facendo, alla nostra sensazione di smarrimento aggiungeremo anche il senso di colpa.

5. Psicoterapia: se stai attraversando la fine di una relazione, considera che è di fondamentale importanza elaborare adeguatamente le emozioni e i pensieri ad essa legati, in quanto da ciò dipenderanno anche le strategie che metterai in atto per guarire. La psicoterapia si rivela sempre la strategia più funzionale in assoluto.

Bibliografia

Kross E, Berman MG, Mischel W, Smith EE, Wager TD. Social rejection shares somatosensory representations with physical pain. Proc Natl Acad Sci U S A. 2011 Apr 12;108(15):6270-5. doi: 10.1073/pnas.1102693108. Epub 2011 Mar 28. PMID: 21444827; PMCID: PMC3076808.

Nardone, G. (2019). Emozioni. Istruzioni per l’uso. Milano: Ponte alle Grazie.

Nardone, G., Cagnoni, F. & Milanese, R. (2021). La mente ferita. Attraversare il dolore per superarlo. Milano: Ponte alle Grazie.

Chat
Ciao 👋🏻
Come posso aiutarti?